martedì 18 novembre 2025

Volvopluteus gloiocephalus (DC. : Fr.) Vizzini, Contu & Justo 2011

Volvopluteus gloiocephalus (DC. : Fr.) Vizzini, Contu & Justo 2011

Caratteristiche principali

Cappello: può raggiungere i 5-15 cm di diametro. È inizialmente di forma conico-campanulata, per poi appiattirsi con un largo umbone centrale. La cuticola è liscia, glabra e, caratteristicamente, vischiosa o glutinosa in condizioni di umidità (da cui il nome specifico, dal greco gloiós = glutine e kephalé = testa). Il colore varia da bianco a grigio o grigio-brunastro, spesso con tonalità più scure al centro.

Lamelle: sono fitte, libere (non attaccate al gambo) e ventricose. Inizialmente bianche, diventano presto di un caratteristico colore rosa-brunastro man mano che le spore maturano.

Gambo: è cilindrico, slanciato, bianco, e privo di anello. Si allarga leggermente alla base, dove è presente una evidente volva membranosa e sacciforme, bianca o biancastra, che inguaina la base del gambo come una coppa.

Carne: è bianca, tenera e fragile, con un odore e un sapore generalmente deboli, a volte leggermente rafanoidi (di ravanello).

Sporata: di colore rosa-carnicino. 

Habitat e distribuzione

È un fungo saprofita, molto diffuso, che cresce a terra in prati, giardini, parchi, campi coltivati (specialmente stoppie di cereali o campi di cavoli) e in generale in terreni ricchi di sostanze organiche come compost o pacciame. Fruttifica solitamente dalla primavera all'autunno inoltrato.


Belle ed interessanti le note di discussione su Funghiitaliani:


Discussione

La Famiglia Pluteaceae Kotl. & Pouzar fino a pochi anni fa comprendeva tre generi non micorrizici: Chamaeota (W.G. Sm.) Earle, Pluteus Fr. e Volvariella Speg., che hanno in comune i seguenti caratteri morfologici: carpofori con lamelle libere al gambo, spore di colore rosa o rosa-marrone, lisce, inamiloidi, non destrinoidi, cianofile e trama lamellare inversa. Le specie dei generi Pluteus e Chamaeota crescono soprattutto su legno o altro materiale vegetale in decomposizione come segatura, trucioli di legno, detriti vegetali. La maggior parte delle specie di Volvariella sono terricole e crescono nella lettiera dello strato del suolo, in prati, giardini, pascoli o nei boschi, una specie è micoparassitica: Volvariella surrecta (Knapp) Singer e alcuni taxa sono lignicoli ad es. Volvariella bombycina Pers. ex Fr. e Volvariella caesiotincta P.D. Orton. Il Genere Volvariella, in senso tradizionale, è polifiletico e la maggior parte delle specie non fanno parte del clade Pluteus ma mostrano affinità con i generi Camarophyllus e Cantharocybe. Gli esami molecolari (Justo et al., 2010b) hanno evidenziato che Volvariella gloiocephala e altre 3 specie molto simili sono collocate in un clade diverso da Volvariella, ma molto vicino al clade di Pluteus (quindi suo sister clade) e per sistemare tassonomicamente le stesse è stato creato il Genere Volvopluteus, monofiletico analogamente a Pluteus. Anche il genere Melanoleuca è inserito quale gruppo sorella di Pluteus e Volvopluteus. I principali caratteri morfologici che separano Volvopluteus da Pluteus e Volvariella sono le spore di lunghezza media superiore a 11 µm, pileipellis tipo ixocutis, costituita da ife relativamente sottili (in media meno di 15 µm di larghezza), incorporate in una matrice gelatinosa molto cospicua, anche se risulta che Pluteus pesatatus (Fr.) Gillet, talvolta, può avere una cute leggermente gelatinosa, ma in questo caso altri elementi ci aiutano a differenziarlo: le ife della pileipellis più larghe in Volvopluteus, le spore più piccole di 10 μm, i cistidi metuloidi e la mancanza di una volva alla base del gambo. Per completezza, va detto che nella descrizione originale di Pluteus stephanobasis Singer, sono stati descritti resti di “volva frammentaria” alla base del gambo. Justo et al.,(2010a) hanno anche descritto la nuova specie Volvopluteus asiaticus, effettuato il riesame dell’holotypus di Pluteus michiganensis che si è rivelato appartenere al nuovo genere Volvopluteus, ed aggiunto commenti supplementari sulla variabilità morfologica di Volvopluteus gloiocephalus e Volvopluteus earlei oltre a realizzare una chiave del genere Volvopluteus, che è costituito da quattro specie perfettamente distinte sotto l’aspetto molecolare:

-Volvopluteus gloiocephalus (DC.: Fr.) Vizzini, Contu & Justo, definito come typus;

-Volvopluteus earlei (Murrill) Vizzini, Contu & Justo = Volvopluteus earlei f. acystidiatus (N.C. Pathak) Vizzini, Contu & Justo; Contu (2007) descrive Volvariella earlei come specie nuova per l'Europa. Justo et al., (2010a) a seguito di studi molecolari e macroscopici la sinonimizzano a Volvopluteus earlei, in pratica una sua forma bianca. Anche Volvariella acystidiata N.C. Pathak viene ricondotta a sinonimo di V. earlei, anche se differisce per la mancanza di cheilocistidi;

-Volvopluteus michiganensis (A.H. Sm.) Justo & Minnis;

-Volvopluteus asiaticus Justo & Minnis.

Secondo Justo et al. (2010b), il nome Volvariella deve essere mantenuto per le specie con spore < 11 μm, con pileipellis a cutis o con carattere intermedio cutis-trichoderma, con ife più grandi di 15 μm di larghezza e prive di strato gelatinoso.

La raccolta oggetto di questo studio esaminata sotto l’aspetto macro-morfologico ben si addice alla descrizione di Volvopluteus gloiocephalus data dai suddetti autori negli studi prima citati (Justo et al., 2010a) e (Justo et al., 2010b). In particolare la taglia dei carpofori di media grande dimensione, il cappello di circa 12 cm di diametro, le colorazioni grigio scuro con lievi sfumature ocra-marroni, assenza di rimosità sul cappello (carattere dirimente da V. michiganensis) che nel nostro caso risulta intero e ricoperto di una strato consistente di glutine e la crescita in prato erboso concimato. Dal punto di vista microscopico Volvopluteus gloiocephalus viene descritto con spore > di 12,5 μm, con la maggior parte dei pleurocistidi senza escrescenze apicali, alcuni con papilla apicale e la maggior parte dei cheilocistidi fusiformi e clavati. L’esame microscopico del nostro campione ha permesso di misurare spore delle dimensioni di 13,8-16,8(17,3) × (7,9)8,1-9,2 µm, e sono stati rilevati:

- cheilocistidi prevalentemente ovoidi, alcuni con papilla apicale, altri largamente fusiformi con breve escrescenza apicale;

- pleurocistidi in prevalenza largamente fusiformi con escrescenza apicale lunga 9,3-22,2 µm (digitati), ovoidi, alcuni con papilla apicale altri con breve escrescenza.

Sugli esemplari provenienti da exsiccata può essere difficile osservare le digitazioni dei cistidi e dei pleurocistidi, perché nel secco queste strutture sottili collassano facilmente.

Come auspicato da Justo et al. (2010a e 2010b), ulteriori collezioni di campioni appartenenti al genere Volvopluteus, dovranno essere studiate per una migliore definizione della morfologia delle specie e delle delimitazioni tra queste.






Nessun commento:

Posta un commento