sabato 28 febbraio 2015

Flammulaster granulosus (J.E. Lange) Watling [as 'granulosa']

Scheda redatta dal Sig. Marino Zugna del Forum AMB di Muggia

Flammulaster granulosus (J.E. Lange) Watling [as 'granulosa'], Notes R. bot. Gdn Edinb. 28(1): 66 (1967)

Basionimo:
Naucoria granulosa J.E. Lange 1940
Sinonimi:
Flocculina granulosa (J.E. Lange) P.D. Orton, Trans. Br. mycol. Soc. 43: 175 (1960)
Naucoria granulosa J.E. Lange, Fl. Agaric. Danic. 5: 5 (1940)
Phaeomarasmius granulosus (J.E. Lange) Singer, Lilloa 22: 577 (1951) [1949]

MATERIALE STUDIATO: N. scheda: 3833; Data di ritrovamento: 06/05/2008; Località: Coste di Contradarno; Comune: Pietracamela (TE); Coordinate geografiche: 349-I-MONTORIO AL VOMANO; Altezza slm: 1000; Habitat: Bosco di Acer sp. in terra. Determinatore: Zugna M. Legit: de Ruvo B.

Descrizione della raccolta: “parzialmente desunta dalle foto e dall'exsiccatum”.
Pileo Ø 5-15 mm, emisferico all’inizio quindi, convesso, infine piano-convesso, alle volte con lieve umbone ottuso al disco; cutìcola di aspetto granuloso, fioccoso-farinoso negli esemplari giovani e freschi, infine rugulosa e opaca, orlo appendicolato; colore cannella, ocraceo-beige. Lamelle adnate, larghe, piuttosto spaziate, subconcolori al pileo o leggermente più chiare, l'orlo più chiaro (visibile soprattutto in exsiccatum), granuloso, lamellule presenti. Stipite 15-20 x 1-2 mm, cilindrico, diritto o sinuosetto, base solo leggermente allargata, pieno poi fistoloso, appena pruinoso all’apice, flocculoso-lanoso verso il basso; chiaro nella zona superiore, concolore al pileo verso la base.Carne esigua, concolore; odore e sapore non testati.

Descrizione microscopica
Spore (7,60) 8,571-10,239 (11,27) x (4,57) 4,821-5,478 (5,88) μm, in media 9,49 x 5,15 µm, Q. (1,63) 1,72-1,97 (2,12), Q. medio 1,84, colorate sotto il microscopio, amigdaliformi in proiezione frontale, ellissoidi in proiezione frontale, liscie , inamiloidi. Basidi 24,92-33,66 x 8,43-10,31 μm, clavati a sommità cilindrica, tetrasporici rari quelli bisporici. Cheilodstidi 41,61-63,58 x 4,88-10,03 μm, variformi, da strettamente lageniformi a subcilindrici, lesiniformi, sinuosetti, molto spesso con apice bifido, raramente capitulati. Filo della lamella sterile. Pileipellis (20,17) 20,61-31,95 (33,22) x (12,71) 13,12-23,05 (24,57) µm, di tipo celluloderma, formata da diversi strati di cellule globulose, a parete spessa, pigmentate di brunastro e con incrostazione parietale, raggruppate in mucchietti o riunite in catenelle formate da 5-8 elementi, frammiste alle quali si possono notare rare cellule subisodiametriche. Caulopellis formata da ife cilindriche con Ø 4,5-7 µm, settate, peli caulocistidioidi formati da ife cilindriche con Ø 8,5-15 µm, a parete spessa, pigmentati di brunastro e con incrostazione membrana ria. Giunti a fibbia presenti in tutti i tessuti del basidioma.

Osservazioni
M. Bon colloca Flammulaster granulosus nella sezione Granulosi, per la colorazione bruna delle spore viste al microscopio, in questa sezione si contradistingue dalle specie viciniore per essere l’unica entità ad avere cheilocistidi strettamente lageniformi o lesiniformi.
Anche Flammulaster carpophilus possiede cheilocistidi della medesima fattura ma, per contro ha spore con parete non colorata (per questo motivo la specie viene inserita, da Bon, nella sezione Flammulaster) e basidiomi di colore più chiaro.

Bibliografia
Bon M. - 1992: Clé monographique des espèces Galero-naucorioïdes. Doc. Mycol. 21 (84): 1-89.
Breitenbach J. & F. Kränzlin - 1995: Champignons de Suisse. Tom.4. Lucerne.
Courtequisse R. & B. Duhem. - 1994: Guide des Champignons de Franco et d'Europe. Delachaux et Nestié. Lausanne.
Moser M. - 1980: Guida alla determinazione dei funghi (Polyporales, Boletales, Agaricales, Russulales). Saturnia. Trento.

Kühner R. & H. Romagnesi - 1978: Flore Analytìque des Champignons Supérieurs (Agarics, Bolets, Chanterelles). Masson. Paris.
Flammulaster granulosus

Flammulaster granulosus

Flammulaster granulosus


Flammulaster granulosus

Flammulaster granulosus
Spore di Flammulaster granulosus - Photo by Marino Zugna

venerdì 27 febbraio 2015

Crepidotus mollis (Schaeff.) Staude

Scheda redatta dal Sig. Marino Zugna del Forum AMB di Muggia

Crepidotus mollis (Schaeff.) Staude, Schwämme Mitteldeutschl. 25: 71 (1857)

Basionimo: Agaricus mollis Schaeff. 1774

Sinonimi:
Crepidopus mollis (Schaeff.) Gray, Nat. Arr. Brit. Pl. (London) 1: 616 (1821). Crepidotus mollis (Schaeff.) Staude, Schwämme Mitteldeutschl. 25: 71 (1857)

Caratteri macroscopici
Pileo 3-6 mm di diametro; da giovane più o meno semicircolare, in seguito, da conchiforme a flabelliforme, orlo intero, involuto, finemente ciliato. Cuticola molto viscosa igrofana, crema più o meno carico con tempo relativamente secco, ocra-grigiastra con tempo umido, ricoperta completamente da una pellicola viscosa.
Lamelle lardose, mediamente fitte, inframezzate da lamellule, filo lamellare intero. Da giovani colore crema-biancastro, brune a maturazione.
Stipite assente
Carne sottile ed elastica, attaccaticcia, da biancastra a crema. Odore indistinto, sapore mite.
Sporata non ottenuta.
Caratteri microscopici
Spore 7,9-9,4 x 5,2-5,9 µm, in media 8,6 x 5,5 µm, Q. = 1,47-1,65; Qm, = 1,56; Vol.m.= 141 µm³; amigdaliformi in proiezione laterale, ellittiche in proiezione frontale, liscie, con al centro una grossa guttula oleosa, di colore giallo.
Basidi 20-25 x 6,5-8,5 µm, clavati, tetrasporici. 
Pleurocistidi non osservati.
Cheilocistidi 25,5-58,5 x 4,5-7 µm, Qm, = 7,53; Vol.m = 776; fondamentalmente cilindrici e con apice leggermente allargato, spesso flessuosi, alle volte settati, immersi in uno spesso strato di gel, filo lamellare sterile.
Trama delle lamelle confusamente intricata, formata da ife subisodiametriche con Ø 6,5-12,5 µm, ialine.
Pileipellis di tipo cutis con tendenza a tricoderma lascamente aggrovigliato; suprapellis composta da ife settate con Ø 3,5-6,5 µm, liscie o leggermente incrostate da un fine pigmento brunastro; terminali di pari diametro o leggermente allargati; subpellis formata da ife con Ø fino a 7,5 µm, ialine.
Giunti a fibbia assenti in tutti i tessuti osservati.

Dati relativi alla raccolta ed Habitat: N. scheda: 3973. Data di ritrovamento: 28/09/2008. Località: Colle Pagliaro. Comune: Pietracamela (TE). Coordinate geografiche: 42°31'16.84"N 13°32'43.83"E. Altezza slm: 1150. Habitat: su ceppaia degradata di pioppo.. Determinatore: Zugna M.. Legit: de Ruvo B. 

Osservazioni: specie di facile identificazione macroscopica per la presenza di un vistoso strato gelatinoso posto sopra il pileo che conferisce al basidioma una parvenza viscosa e attaccaticcia, al punto che i basidiomi appressati si attaccano fra di loro con grande facilità.
Microscopicamente, l'assenza di giunti a fibbia pone C. mollis nel Sottogenere Crepidotus, dove, assieme a C. calolepis e C. calolepis var. squamosus formano la Sezione Crepidotus.

Bibliografia consultata:
Breitenbach J. & Kränzlin F., 2000- Champignons de Suisse. Tome 5. Champignons à lames 3ème partie. Luzern.
Consiglio G. & L. Setti - 2009: Il Genere CREPIDOTUS in Europa. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici
L. R. HESLER & ALEXANDER H. SMITH, 1965. NORTH AMERICAN SPECIES OF CREPIDOTUS by The University of Tennessee and The University of Michigan HAFNER PUBLISHING COMPANY New York and London.


Watling, R. & Gregory, N.M. (1989). British Fungus Flora. Agarics and Boleti 6. Crepidotaceae, Pleurotaceae and other pleurotoid agarics. Edinburgh: Royal Botanic Garden. 157 pp.
Crepidotus mollis

Crepidotus mollis

Crepidotus mollis

Crepidotus mollis

Crepidotus mollis

Crepidotus mollis

Crepidotus mollis

Crepidotus mollis
Crepidotus mollis
Crepidotus mollis
Crepidotus mollis
Crepidotus mollis

Spore di Crepidotus mollis - Photo by Marino Zugna





Rhizopogon roseolus (Corda) Th. Fr.

Scheda redatta dal Sig. Marino Zugna del Forum AMB di Muggia


Rhizopogon roseolus (Corda) Th. Fr., Svensk bot. Tidskr. 1(3): 282 (1909)

Basionimo:
Splanchnomyces roseolus Corda, in Sturm 1831
Sinonimi:
Hysterangium rubescens Tul. & C. Tul., Annls Sci. Nat., Bot., sér. 2 19: 375 (1843)
Melanogaster berkeleyanus Broome, Ann. Mag. nat. Hist., Ser. 1 15: 41 (1845)
Rhizopogon luteorubescens A.H. Sm., Mem. N. Y. bot. Gdn 14(2): 92 (1966)
Rhizopogon provincialis Tul. & C. Tul., Fungi hypog.: 88 (1851)
Rhizopogon rubescens (Tul. & C. Tul.) Tul. & C. Tul., G. bot. ital. 2(1): 58 (1844)


Basidioma con Ø di circa 10 mm, globoso, di colore giallo-brunastro con tendenza ad assumere tonalità bruno-rosate soprattutto nella porzione basale del peridio e nella rizomorfa basale.
Peridio tendente ad assumere colorazioni rosate o bruno-rosate, liscio, non avvolto da ife superficiali se non nella zona dell'estrema porzione basale dove si può notare una grossa rizomorfa; 
Gleba formata da piccole cellette labirintiformi di colore verdastro.
Spore (5,90) 6,27-7,63 (7,97) x (2,93) 3,16-3,61 (3,84) µm, in media 6,93 x 3,4 µm, Q. = (1,63) 1,85-2,22 (2,41), Qm, = 2,04, Vol. = (28,9) 34,2-51,2 (57,1), Vol.m.= 42,2, cilindrico-ellissoidali, verdoline, biguttulate, lisce.

Osservazioni.
La raccolta in oggetto appartiene sicuramente al gruppo di Rhizopogon con peridio arrossante e privi della tipica rete di rizomorfe che avvolge, in buona parte o totalmente, il peridio, limitandosi, se presenti, alla zona basale.
Di questo gruppo fanno parte R. marchii, R. vulgaris e R. roseolus, le specie (molto vicine), si separano per avere un Q. medio ed un Vol.³ sporale differenti.
Le nostre misure si sono dimostrate confacenti con R. roseolus per quanto descritto nella bibliografia sui generis da noi consultata.

Se, per altro, si accetta la tesi per la quale R. roseolus e R. vulgaris sono da considerare sinonimi a favore del primo, dovrebbero svanire anche le ulteriori incertezze, in quanto, R. marchii possiede Q. medio ed un Vol.³ sporale ben superiori a quelle da noi riscontrate.

Rhizopogon roseolus

Rhizopogon roseolus

Rhizopogon roseolus

Spore di Rhizopogon roseolus - Photo by Marino Zugna

giovedì 26 febbraio 2015

Anthracobia melaloma (Albertini & Schweinitz) Boudier 1893

Piccolissimo asco che colonizza i terreni bruciati, tra i primi funghi a riportare vita e a prepararla per i successivi organismi che, pian pianino, riconsegneranno alla Natura un terreno più forte di prima.

Determinazione eseguita dall'amico Marino Zugna del Forum di Muggia
Anthracobia melaloma

Anthracobia melaloma

Aschi con spore di Anthracobia melaloma - Photo by Marino Zugna


Hebeloma sordidum Maire

Scheda redatta dall'amico Salvatore Saitta

Nome corrente: Hebeloma sordidum Maire

SIN.: Hebeloma pallidum Malençon 
        Hebeloma mesophaeum var. lacteum Vesterh.

L'Hebeloma sordidum cresce in habitat mediterraneo, in boschi di latifoglie e conifere (Pinus e Quercus), a piccoli gruppi, sin dalla primavera. Il cappello 2-4 (6) cm, è inizialmente emisferico, poi convesso e infine aperto, col margine dapprima involuto e appendicolato per i resti della cortina, poi disteso, poco umbonato, di colore biancastro-grigio-ocraceo, con il centro più scuro, brunastro, con la cuticola liscia, leggermente fibrillosa in senso radiale, asciutta. Le lamelle sono smarginate-adnate, mediamente fitte, con lamellule, di colore dapprima biancastro-grigio, poi ocra-brunastre, con il filo più chiaro. Il gambo, alto 2-8 cm, è cilindrico o leggermente allargato alla base, fibrilloso in senso longitudinale, di colore inizialmente biancastro, poi tipicamente imbrunente a partire dalla base, con una zona anulare costituita dai resti della cortina, assente in vecchiaia. La carne è esigua, di colore biancastro, brunastra alla base del gambo, con odore rafanoide. Le spore sono ellissoidali, praticamente lisce al microscopio ottico, indestrinoidi, 8.5-10 x 5-6.5 micron (foto); i cheilocistidi sono lageniformi, 40-60 x 8-13 micron (foto); i caulocistidi sono simili.


L'Hebeloma sordidum è non commestibile; era considerato fino a poco tempo fa una semplice varietà di Hebeloma mesophaeum, ma gli ultimi studi di genetica lo hanno elevato al rango di specie.

Hebeloma sordidum

Hebeloma sordidum

Hebeloma sordidum


Hebeloma sordidum

Hebeloma sordidum

Tuber excavatum Vittad.,

Scheda redatta dall'amico Marino Zugna del Forum AMB di Muggia

Tuber excavatum Vittad., Monogr. Tuberac. (Milano): 49 (1831)

Posizione Sistematica: Tuberaceae, Pezizales, Pezizomycetidae, Pezizomycetes, Ascomycota, Fungi

Descrizione della raccolta.
Tuber excavatum
Ascoma Ø 45 x 30 mm, subgloboso, leggermente schiacciato ai poli, ornato da solchi, confluenti in una cavità basale, più o meno uniformemente circolare.

Peridio apparentemente liscio, alla lente, si possono notare delle verruchine bassamente coniche, smussate all'apice, di colore, bruno grigiastro con riflessi color castagna (Séguy 111-116-117-118), sepia (Séguy 681), nell'esemplare disidratato.
Struttura esterna del peridio formata da cellule pseudoparenchimatiche, con Ø 20-40 µm, pigmentate di bruno-giallastro e finemente incrostate, passanti ad una struttura filamentosa man mano che ci si addentra nelle ife della gleba.
Gleba molto consistente, dura, tendente all'essiccamento spontaneo piuttosto che alla decomposizione naturale, di colore bruno tabacco (Séguy 693), vene sterili di colore biancastro-ocraceo, convergenti verso la base, polimorfe, più o meno ramificate, mai allungate a raggiungere il peridio.
Odore grato, tipico del genere Tuber, ma non molto pronunciato come nel caso dei Tuber più rinomati. 
Aschi 72-105 x 46-84 µm, subglobosi o con breve pedicello basale, solitamente, contenenti da due a cinque spore, nella maggior parte dei casi con quattro spore, scarsi gli aschi monosporici e ancor più quelli contenenti sei spore.
Spore (33,8) 34,2-43,6 (46,1) x (22,7) 22,9-28,6 (30,6) µm, in media 38,3 x 25,3 µm, Q. = (1,37) 1,4-1,61(1,69), Qm.= 1,51; Vol.= (9272,8) 9422,58-18168,3 (22734,2), Vol.m.= 13064,7; esclusivamente ellissoidali, di color nocciola, ornamentate da un reticolo a maglie ampie con 2-4 alveoli nel lato allungato della spora, di forma pentagonale o esagonale, creste alte 5,4-9,1 µm, ialine 

Spore di Tuber excavatum - Photo by Marino Zugna
Osservazioni: Tuber excavatum è specie praticamente inconfondibile, esso si riconosce per i colori, tendenzialmente bruno-rossastri del peridio, la base sempre con apertura crateriforme e la consistenza estremamente coriacea delle sue carni che, purtroppo, nonostante l'odore è la causa della sua commestibilità molto scadente se non addirittura dell'impossibilità d'uso in cucina.
Le specie che più si avvicinano ad esso sono: Tuber fulgens, da alcuni considerato alla stregua di forma di T. excavatum ma ben differenziato da questo per avere colorazioni più cariche, ma soprattutto, le spore di forma subsferica e Tuber rufum che oltre a possedere carne meno coriacea, microscopicamente, presenta spore ad ornamentazione completamente differente, essendo queste contornate da spine aghiformi anzichè da verruche crestate.

Bibliografia.
Montecchi A. & G. Lazzari, 1993 - Atlante Fotografico di Funghi Ipogei. AMB, CSM, Vicenza.

Montecchi A. & M. Sarasini, 2000 - Funghi Ipogei d'Europa. AMB, Fondazione CSM, Vicenza.

Tuber excavatum

Tuber excavatum

Tuber excavatum

Tuber excavatum

Ciboria amentacea (Balb.) Fuckel, Jb. nassau. Ver. Naturk.

Scheda redatta dal Sig. Marino Zugna del Forum AMB di Muggia

Ciboria amentacea (Balb.) Fuckel, Jb. nassau. Ver. Naturk. 23-24: 311 (1870) [1869-70]

Basionimo: Peziza amentacea Balb.,: 79 (1804)
Sinonimi: Hymenoscyphus amentaceus (Balb.) W. Phillips, Man. Brit. Discomyc. (London): 120 (1887)
Peziza amentacea Balb.,: 79 (1804)

Posizione sistematica: Sclerotiniaceae, Helotiales, Leotiomycetidae, Leotiomycetes, Ascomycota, Fungi

Descrizione macroscopica della raccolta.
Ciboria amentacea
Apoteci 5-10 mm di diametro, fortemente cupulati, bordo intero o leggermente forforoso, spesso

fessurato, lungamente stipitati.
Superficie imeniale liscia, di colore più o meno ocraceo.
Superficie esterna liscia e concolore alla superficie imeniale.
Stipite largo 1-2 mm, contorto, sinuoso, cilindrico, ristretto alla base, di colore ocra chiaro, solo leggermente più scuro verso la base.
Carne cerosa, fragile e poco consistente.

Descrizione microscopica della raccolta
Spore (6,92) 8,01-10,72 (11,14) x (4,46) 5,05-7,14 (7,76) µm, in media 9,22 x 6,1 µm, Q = 1,27-1,8 µm, Qm = 1,53 µm, Vol = 108- 278 µm³; Vol.m = 184 µm³; da ellittiche a subellissoidi, ma anche subglobose, ialine, con una o più guttule, spesso pluriguttulate o finemente granulose, lisce al microscopio ottico, con parete sottile, tendenti a germinare all'apice formando una specie di apiculo tale da farle apparire simili alle spore di alcuni basidiomiceti.
Aschi 121-140 x 8-9,3 µm, in media 132 x 8,5 µm, J+, cilindrici, con base pleurorinca, contenenti otto spore uniseriate.
Parafisi con Ø 3 µm, cilindriche, settate, setti terminali singoli, allargati fino a 9 µm; della stessa degli aschi.

Descrizione degli excipuli: in un esemplare della raccolta, in cui la sezione della carne misurava all’incirca 800 µm, abbiamo riscontrato 4 strati:
imenio 140 µm, formato dalla palizzata di aschi e parafisi.
Spore di Ciboria amentacea - Photo by Marino Zugna
1/ subimenio spesso in media 80 µm, a textura intricata, formato da ife inflate, con diametro 5-7 µm, ialine.
2/ excipulum medullare superiore spesso in media 400 µm, a textura intricata, disposto confusamente rispetto all'imenio, formato da ife cilindriche, settate, con diametro 7-14 µm, ialine. 
3/ excipulum medullare inferiore spesso 170 µm, a textura globulosa, composto da cellule globose o subglobose con diametro medio 20-45 µm, frammiste a ife inflate 48-80 x 16-34 µm, ialine. 
4/ excipulum ectale spesso 20 µm, a textura intricata, disposto perpendicolarmente all'imenio, formato da uno strato di ife larghe 4-8 µm, ialine.

Materiali e Metodi: lo studio è stato effettuato su materiale fresco, mentre in alcuni casi ci siamo valsi del supporto di foto macro a forte risoluzione e di uno stereo microscopio Optech trinoculare. I preparati microscopici sono stati osservati in Melzer, Rosso Congo, H2O. Le misure sporali si basano su 70 misurazioni, per le rimanenti tipologie cellulari si sono effettuate da 20 a 30 misurazioni a tipologia. Le foto, relative alla microscopia, sono state eseguite con l’ausilio di una fotocamera Reflex EOS 50D e con l’ausilio di un microscopio biologico Optech Biostar B5 con testa trinoculare, supportato da ottiche Plan-APO, Illuminazione alogena 12V-50W a luce riflessa con regolatore di intensità. Le misure di tutti gli elementi sono state effettuate con il software di calcolo Mycométre. Le collezioni d’erbario sono conservate in erbario di A.M.B. Gruppo di Muggia e del Carso.

Dati di ritrovamento.
N. scheda: 4309. Data di ritrovamento: 28/03/2010. Località: Prati di Tivo - lariceto. Comune: TERAMO. Coordinate geografiche: 42°31'0.66"N 13°33'57.77. Altezza slm: 1280. Habitat: Su amenti di Alnus sp. Determinatore: Zugna M. Legit: de Ruvo B.

Bibliografia:
Breitenbach, J. & F. Kränzlin -1981- Champignons de Suisse. Tome 1. Les Ascomycètes. Lucerne.
Dennis, R.W.G. -1981- British Ascomycetes. Vaduz, 585 pp. + addenda and corrigenda (avec
planches).
Grelet L. J. 1979 : Réédition Les discomycètes de France d’aprés la classifications de Boudier
Index Fungorum: http://www.indexfung...Names/Names.asp
Medardi G.: 2006 - A.M.B. Ascomiceti d’Italia p. 199.

Ciboria amentacea

Ciboria amentacea

Ciboria amentacea

Ciboria amentacea

Ciboria amentacea

Ciboria amentacea
Ciboria amentacea
Ciboria amentacea


Habitat di Ciboria amentacea

Pholiota highlandensis (Peck) A.H. Sm. & Hesler

Scheda redatta dal Sig. Marino Zugna del Forum AMB di Muggia


Pholiota highlandensis (Peck) A.H. Sm. & Hesler, The North American species of Pholiota: 287 (1968)

Basionimo: Flammula highlandensis Peck, Ann. Rep. N.Y. St. Mus. 50: 138 (1898) [1897]
Sinonimi: Agaricus carbonarius Fr., Observ. mycol. (Havniae) 2: 33 (1818)
Agaricus highlandensis Peck, Ann. Rep. N.Y. St. Mus. 24: 67 (1872) [1871]
Chalymmota carbonaria (Fr.) P. Karst., Bidr. Känn. Finl. Nat. Folk 32: xxvii (1879)
Dryophila carbonaria (Fr.) Quél., Enchir. fung. (Paris): 70 (1886)
Flammula carbonaria (Fr.) P. Kumm., Führ. Pilzk. (Zwickau): 82 (1871)
Flammula carbonaria var. gigantea J.E. Lange, Fl. Agaric. Danic. 5(Taxon. Consp.): lV, 102 (1940)
Flammula gigantea (J.E. Lange) M.M. Moser, Sydowia 3(1-6): 372 (1949)
Flammula highlandensis Peck, Ann. Rep. N.Y. St. Mus. 50: 138 (1898) [1897]
Gymnopilus carbonarius (Fr.) Murrill, Mycologia 4(5): 256 (1912)
Gymnopilus highlandensis (Peck) Murrill, N. Amer. Fl. (New York) 10(2) (1917)
Inocybe carbonaria (Fr.) Roze, Bull. Soc. bot. Fr. 23: 113 (1876)
Naucoria highlandensis (Peck) Sacc., Syll. fung. (Abellini) 5: 845 (1887)
Pholiota carbonaria (Fr.) Singer, Lilloa 22: 517 (1951) [1949]
Pholiota highlandensis (Peck) Quadr. & Lunghini, Quad. Accad. Naz. Lincei 264: 111 (1990)
Pholiota highlandensis (Peck) Singer, in Singer & Digilio, Lilloa 25: 343 (1952) [1951]
Pholiota highlandensis f. persicina (P.D. Orton) Holec, Libri Botanici 20: 118 (2001)
Pholiota persicina P.D. Orton, Trans. Br. mycol. Soc. 91(4): 567 (1988)  

Posizione sistematica: Strophariaceae, Agaricales, Agaricomycetidae, Agaricomycetes, Agaricomycotina, Basidiomycota, Fungi

Descrizione macroscopica della raccolta Pileo 8-30 mm, all'inizio emisferico quindi convesso, infine
Pholiota highlandensis

disteso, con o senza basso umbone ottuso, margine intero, non striato, spesso con residui velari nella porzione periferica soprastante, altre volte nudo. Cuticola di un vistoso ocra-giallastro, rossastro-laterizio al disco. Igrofana, viscida, glutinosa con l'umidità, liscia con fibrille radiali più scure, alle volte, più o meno decorata da squamette appressate concolori, tendenti a scurire in vecchiaia.
Lamelle largamente adnate, decorrenti per un dentino, non molto fitte, inframezzate da lamellule di diversa lunghezza, all'inizio rosate, poi giallognolo sporco, infine bruno-rossastre; filo lamellare finemente crenulato, concolore o leggermente più chiaro delle facce.
Stipite 30-40 x 2-4 mm, cilindrico, appena leggermente svasato in alto, base dello stesso spessore o leggermente attenuata; con una zona anuliforme poco accennata, finemente pruinoso all'apice, lanoso-squamuloso, fibrilloso squamoso nella porzione sottostante; biancastro all'apice, ocra-giallognolo in basso, con squamule brunastre nella parte sottostante la zona anuliforme, non annerente negli exsiccata.
Carne di consistenza fibrosa, giallastra nel pileo, brunastra nella parte bassa dello stipite. Odore non verificato, sapore amaro. Sporata non ottenuta.

Descrizione microscopica della raccolta
Spore (6,1) 6,7-7,5 (7,8) x (3,7) 3,9-4,3 (4,6) µm, in media 7,15 x 4,14 µm, Q. = (1,4) 1,6-1,8 (1,9), Q.m = 1,73; Vol. = (52) 55-74 (86); Vol.m = 64³, ellissoidali in proiezione laterale, ovoidi in proiezione frontale, a parete spessa < 0,5 µm, ocra-giallastre in KOH, poro germinativo largo < 0,5 µm.
Basidi 16-21 x 5-6 µm, in media 18,5 x 5,5 µm, Q.m. = 3,2, Vol.m = 340 µm³; clavati, spesso con costrizione mediana, tetrasporici, più raramente bisporici.
Cheiloleptocistidi (20,0) 24,4-37,3 (44,0) x (6,6) 6,8-9,6 (10,2) µm, in media 31,1 x 7,9 µm, Q.m. = 3,9, Vol.m = 1070 µm³, per la quasi totalità fusiformi o strettamente fusiformi, raramente sublageniformi o otriformi, saltuariamente con apice ricoperto da un cappuccio mucoso ialino, internamente con contenuto rifrangente, ialino o giallastro, parete sottile, tappezzanti il filo lamellare al punto da renderlo sterile. Cheilocrisocistidi non osservati.
Spore di Pholiota highlandensis - Photo by Marino Zugna
Pleuroleptocistidi (58,5) 58,6-69,9 (72,6) x (7,8) 7,9-9,6 (10,0) µm, in media 64,0 x 8,8 µm, Q.m. = 7,2, Vol.m = 2628 µm³, in maggioranza lageniformi , più raramente strettamente fusiformi, saltuariamente con apice ricoperto da un cappuccio mucoso ialino, internamente con contenuto rifrangente ialino o giallastro, parete sottile, abbastanza numerosi, per 3/4 sporgenti dall'imenio. Pleurocrisocistidi non osservati.
Pileipellis formata da una suprapellis disposta in ixocutis, composta da ife con diametro (1,8) 1,9-4,7 (5,0) µm, cilindriche, settate, flessuose, gelatinizzate, ialine.
Subpellis formata da ife parallele, brevemente settate, con diametro (7) 9-12 (13) µm, contenenti un pigmento citoplasmatico giallastro ed epiparietale fortemente incrostate ocra-brunastro. Derma formato da ife settate, cilindriche, non incrostate, quelle superficiali con pigmento citoplasmatico giallognolo, ialine quelle in profondità. Pileocistidi assenti. Ife trombopleurogene non osservate.
Stipitipellis tipo cutis, composta da ife parallele, cilindriche, settate, misuranti 2,5-6 µm, pigmentate di giallo e finemente incrostate. Ife trombopleurogene abbondantemente presenti.
Caulocistidi (21,8) 26,2-73,7 (91,9) x (5,0) 5,5-9,2 (10,6) µm, in media 45,5 x 7,2 µm, Q.m. = 6,4, Vol.m = 1334 µm³, in maggioranza subcilindrici, più raramente lageniformi , saltuariamente strettamente fusiformi con apice più o meno rostrato, internamente vuoti o a contenuto rifrangente ialino o giallastro e parete sottile, frammisti a ciuffetti di lunghe ife riunite a formare folti mazzetti, abbastanza numerosi, all'apice dello stipite e fino al primo quarto.
Giunti a fibbia abbondantemente presenti nei tessuti da noi osservati.

Materiali e Metodi
Lo studio è stato compiuto materiale secco, reidratato con KOH 5%, NH4OH 6%, secondo necessità.
I preparati sono stati osservati usando come mezzo di governo H2O; ove necessario, si è adoperato Rosso Congo Ammoniacale 6% per meglio evidenziare le differenti tipologie cellulari. Le misure microscopiche sono state eseguite con il software di calcolo Mycométre gentilmente fornitoci dal Sig. Georges Fannechère e prelevabile a questo indirizzo http://mycolim.free.fr. Le misure sporali si riferiscono a 100 unità, effettuate in proiezione laterale, prelevate da zone non imeniali, scartando spore ancora evidentemente immature, per le rimanenti tipologie cellulari si sono eseguite un minimo di venti misure a tipologia. Per la terminologia riguardante la tipologia delle caratteristiche macro e microscopiche, si fa riferimento a Else C. Vellinga 1998: (Flora Agaricina Neerlandica 1- Chapter 8; Glossary). Per quanto riguarda la nomenclatura aggiornata e gli Autori delle specie, nella maggior parte dei casi, si è fatto riferimento all'Index Fungorum http://www.indexfungorum.org/ e http://www.mycobank.org/MycoTaxo.aspx .
Per le osservazioni dei caratteri macroscopici, in alcuni casi, ci siamo valsi di uno stereo microscopio Optech trinoculare e del supporto di foto macro ad alta risoluzione. Le foto concernenti la microscopia, sono state eseguite con l'ausilio di una fotocamera Reflex EOS 50D, posto sul terzo occhio di un microscopio biologico Optech Biostar B5, supportato da ottiche Plan-APO, illuminazione alogena 12V-50 W a luce riflessa, con regolatore d'intensità. Le collezioni d'erbario sono conservate nell'erbario A.M.B. Gruppo di Muggia e del Carso.

Dati di raccolta e Habitat N. scheda: 4837. Data di ritrovamento: 22/04/2012. Località: Castagneto di Senarica. Comune: Crognaleto (TE). Coordinate geografiche: 42°32'47.66"N 13°29'16.96"E. Altezza slm: 800. Habitat: Bosco di Castanea sativa, su Funaria hygrometrica e resti carboniosi. Determinatore: Zugna M. Legit: de Ruvo B.
Data inserimento in erbario : 19/05/2012

Osservazioni
La presenza di cheiloleptocistidi e pleuroleptocistidi e la concomitante assenza di crisocistidi e le spore con poro germinativo piccolo ma visibile, collocano P. higlandensis nel Genere Pholiota, Sottogenere Flammuloides A. H. Smith & Hesl., Sezione Spumosae A. H. Smith & Hesl. Jacobsson 1991, assieme ad altre tre specie (non tenendo conto delle varietà e forme delle stesse), delle quali diamo un breve sunto delle principali differenze.
Pholiota spumosa (Fr.) Singer 1951, non vive nel bruciato specie boreale, cresce su legno morto e manufatti, possiede cheilocistidi lunghi fino a 80 µm.
Pholiota mixta (Fr.) Kuyper & Tjall.-Beuk. 1986, non vive nel bruciato ma su resti legnosi e cortecce, possiede cheilocistidi lunghi fino a 80 µm.
Pholiota brunnescens A.H. Sm. & Hesler 1968, essendo stata ritrovata sul bruciato è sicuramente la specie che più si avvicina; ritrovata solo una volta, su segatura bruciata nel Regno Unito (Noordeloos - 2011), si differenzia, solo per la presenza di caulocistidi (Olec J.-2001), particolarità che P. highlandensis non dovrebbe possedere. Fatto sta' che, nella nostra indagine, abbiamo riscontrato numerosissimi caulocistidi nella porzione supranulare dello stipite.

Bibliografia
Index Fungorum: http://www.indexfung...Names/Names.asp
M. E. NOORDELOOS - 1999: Flora Agaricina Neerlandica, vol. 4
M. E. Noordeloos - 2011: Fungi Europaei, Volume 13: Strophariaceae s.l. Edizioni Candusso
Olec J. – 2001: Libri Botanici N° 20, The Genus Pholiota in central and western Europe.

Pholiota highlandensis

Pholiota highlandensis

Pholiota highlandensis

Pholiota highlandensis