martedì 24 marzo 2015

I migliori funghi commestibili primaverili

                               
Pizzo di Moscio



La nostra stupenda Regione esageratamente ricca di ogni Grazia Naturale non poteva che esserla anche nel Regno Fungi, la possibilità di avere a disposizione vari Ambienti finanche quelli più severi di carattere Alpino ci consente di poter trovare, raccogliere, studiare la quasi totalità di miceti presenti in Italia.

Questa ricchezza merita di essere valorizzata e portata a conoscenza di tutti gli appassionati cercatori di funghi,  il mio compito è quello di illustrarvi le specie che è  possibile trovare, più o meno, agevolmente, descrivervi l’habitat di ricerca e di segnalarvi la loro idoneità al consumo alimentare sapendo e sottolineando che l’approccio con lo spettacolare Mondo dei Funghi necessita dell’intelligente cautela che prevede l’assoluta certezza sulla commestibilità dei miceti raccolti  e, per legge, non può che essere l’Ispettorato Micologico presso le ASL che rilascia, dopo visione gratuita del raccolto, il relativo nulla osta alimentare.
Dopo il riposo invernale che per le nostre zone vuol dire territori coperti, per buona parte, dalla neve per un lungo periodo, la Natura comincia il suo risveglio e pian pianino il manto bianco si ritira lasciando spazi alla terra nuda e al verde dell’erba, a breve il Sole rimetterà in moto la Vita nella nuova stagione,  la Primavera.
Il cercatore amante delle passeggiate comincia ad avvertire la voglia di uscire e proprio durante il mese di marzo, con l’innalzamento delle temperature i funghi cominciano spuntare a valle per poi salire sui prati alti.

La prima Divisione a presentarsi è senz’altro Ascomycota con il suo Genere più conosciuto: Morchella da molti conosciuto come: Le Spugnole

                                                   Morchella esculenta  (L.) Pers. 1801



Etimologia: ottimo commestibile
Lungo i corsi d’acqua, ruscelli, nei luoghi sabbiosi o comunque su terreno dove ricco di humus e con presenza di Frassini (Fraxinus excelsior), Olmi (Ulmus carpinifolia), alberi da frutto coltivato o selvatico (meli, peri, ciliegi), pini, abeti e conifere in genere è possibile trovarli sapendo che sono funghi di rapidissima crescita e altrettanta scomparsa senza lasciar traccia di se. E’ indispensabile avere fortuna o costanza nel visitare i siti migliori di crescita.
Descrizione macroscopica:
Cappello: detto mitra di forma ovoidale/arrotondato, più o meno slanciato, di dimensioni variabili da 4-15 cm. Di colore giallo paglierino a giallo-ocraceo
Alveoli: la parte fertile, ampi,irregolari,larghi e profondi, costolature generalmente concolori per poi divenire scuri in maturità
Gambo: 5-10 x 3-5 cm.Molto variabile nella forma, tozzo o slanciato, cilindrico,obeso,oppure ingrossato alla base, biancastro, forfaceo,cavo.
Carne: fragile,elastica,biancastra,inodore e sapore dolciastro.
Commestibilità: le morchelle sono considerate dei buoni funghi commestibili ma solo dopo un’adeguata cottura di almeno quindici minuti, è possibile conservali anche secchi e si presta
                                                                                                                                                                                                                                                      Morchella elata Fr. 1822



Etimologia: alta, per la lunghezza delle fruttificazioni
Cappello: detto mitra, 5-9 x 3-4 cm , a forma di cono cavo, più o meno slanciato, oppure tozzo o acuminato di colore fulvo-brunastro.oliva-bruno, nerastro.
Alveoli: (imenoforo) sono separati longitudinalmente e trasversalmente da costolature più o meno pronunciate, grigio-brunastre poi nerastre.
Gambo: 5-8 x 1,5-3 cm., cilindrico, biancastro, con superficie forforacea, fragile e cavo,.
Carne: poco consistente, sottile, biancastra, sapore dolciastro, odore vagamente spermatico.
Commestibilità: come Morchella esculenta.
Osservazioni: Molti autori sinomizzano tutte le morchella nell’unica specie Morchella esculenta essendo i dati microscopici totalmente sovrapponibili.


                                                 Mitrophora semilibera (DC.) Lév. 1846



Etimologia: libero solo per metà. Per il cappello libero al gambo solo per metà
Cappello: 2,5 x 1,5-3 cm più o meno conico-campanulato a forma di mitra appuntita, alveolato come le spugnole. Gli alveoli sono profondi, larghi, per lo più allungati e poco intervenati. La parte interna del cappello s’inserisce nel gambo a metà circa della sua altezza, mentre l’orlo alla base della mitra, è sempre libero. Di colore bruno-ocraceo, olivastro, in maturità le costolature spiccano in modo evidente.
Gambo: 6-15 x 2-3 cm, cilindrico, slanciato, irregolarmente ingrossato alla base, superficie tipicamente forfacea uguale a quelle delle spugnole, l’interno è cavo fino all’apice, bianco e molto fragile.
Carne: sottile,fragile ma tenace, scarsa nel cappello, odore debole fungino, dolciastro.
Commestibilità: di discreta commestibilità, meno pregiata delle morchelle con le quali condivide habitat e cautele nel consum
          
                                  Verpa bohemica (Krombh.) J. Schröt. 1893


Etimologia: della Boemia
Carne: (mitra) 2-5 cm, da campanulato a cilindrico,sommità arrotondata irregolare, rugoso costolato e labirinti forme come una morchella, colore da bruno chiaro a bruno scuro
Imenoforo: la parte esterna della mitra
Gambo: 7-15 x 1,5-2 cm, cilindrico, biancastro, ocraceo, pieno da giovane poi vuoto, libero fino alla sommità del cappello, finemente forfaceo.
Carne: molto fragile, soprattutto nel gambo, ceracea, acquosa, bianca ma con tonalità crema nello stipite e sfumature ocracee fulve alla base, sapore dolciastro o poco acidulo, odore che ricorda quello delle morchelle.
Commestibilità: discreto fungo commestibile con le stesse cautele dette sopra.

                                         

                                           Verpa conica
(O.F. Müll.) Sw. 1814 





Etimologia: a forma di cono, per l’aspetto della mitra
Cappello: (mitra) 2-3 cm di altezza, 1-1,5 cm di larghezza, campanulato, posato sulla sommità del gambo e libero su questo, eccetto che nel punto d’attacco. Superficie esterna irregolare rugosa, talvolta cerebri forme o pieghettata, costolata. Colore variabile dal miele al bruno-marrone.
Imenoforo: la parte esterna della mitra o cappello.
Gambo: fine fragile, molle e acquosa, sapore dolciastro e odore gradevole.
Commestibilità: primizia primaverile vale quanto detto per le Morchelle.



                                                 Hygrophorus marzuolus (Fr.) Bres. 1893




Etimologia: del mese di marzo, per l’epoca di comparsa
Cappello: 6-12 cm, da subgloboso a convesso, a volte depresso, a margine irregolare lobato, non vischioso, appena fibrilloso, il colore è grigio, ma può variare tra il colore biancastro a chiazze e il grigio nerastro, molto scuro.
Lamelle: sono spaziate, abbastanza larghe, sub decorrenti, arcuate, bianche poi grigiastre. Sul fondo sono unite da nervature.
Gambo: 4-8 x 2-3 cm, robusto,carnoso,spesso,cilindrico,asciutto,ricoperto di dine fibrille superficiali, bianco o grigio metallico.
Carne: compatta ma tenera, bianca, grigia sotto la cuticola, non ha odori e sapori particolari.
Commestibilità: ottimo commestibile, nulla da invidiare ai porcini, è la vera prima primizia di montagna.
                                             Calocybe gambosa - Lo Spinarolo

Nello stesso periodo del Marzuolo comincia, prima sui prati bassi poi sempre più in alto, a spuntare il fungo primaverile per eccellenza e più ricercato nei nostri territori, lo spinarolo (Calocybe gambosa). Fungo che ha dei luoghi di ricerca talmente segreti che nemmeno tra padre in figlio si sveleranno, tante le storie di gelosia e di “spionaggio fungino” con uso di cannocchiale e appostamenti vari, storie che accrescono l’interesse goliardico e la felicità di un buon raccolto di quest’ottimo fungo commestibile.
Periodo di crescita e Habitat:
Si comincia a trovarlo a metà aprile nei prati e luoghi più caldi esposti a sud per poi terminare addirittura in luglio nelle alte quote di montagna.
Cresce, appunto nei prati ma anche all’interno di boschi laddove c’è presenza di piante appartenenti alla famiglia delle Rosaceae, sono Crataegus monogyna (biancospino),Prunus spinosa (susino selvatino), Rosa canina (rosa selvatica), Rubus spp. (more di rovo), Prunus avium (ciliegio), Pyrus paraste (pero selvatico), ma anche piante erbacee come Potentilla sp. e Sanguisorba sp.
Molto fedele ai luoghi di crescita, si presenta a forma di cerchio e a lunghe fila anche a zig zag.
La ricerca non è per niente agevole, bisogna fare molta attenzione ai luoghi dove l’erba diviene più verde e rigogliosa, bisogna tastare il terreno per trovarli, il periodo di crescita coincide con il risveglio dei rettili e questo scoraggia non poco i ricercatori, ma prestando buona attenzione non si corrono rischi.
          
                                             
                                   Calocybe gambosa (Fr.) Donk 1962



Etimologia: garretto, con il gambo grosso
Cappello: 4-10 cm di diametro, tipicamente emisferico, a bordo ondulato, opaco, carnoso, e consistente, di colore variabile, dal bianco crema al camoscio pallido o giallo bruniccio. Margine involuto, soprattutto nei giovani esemplari.
Lamelle: fitte, strette adnate o smarginate. Bianche poi debolmente crema, con filo irregolare.
Gambo: 4-10 x 1-3 cm, massiccio,cilindrico,diritto e anche curvo,pieno biancastro, crema, pruinoso.
Carne: soda, dura, fibrosa, più spugnosa nel gambo, bianca, sapore dolce, farinoso, odore intenso farinoso per sfregamento o sezione.

Buoni raccolti a tutti

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